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In occasione del ritorno di Padre Beniamino in Italia abbiamo discusso insieme a lui su come continuare a sostenere le 70 bambine “adottate” grazie al progetto “A scuola con Silvia”.
Nonostante il progetto si sia interrotto le 70 bambine ci sono ancora e c’è ancora bisogno di sostenerle in quanto sono sempre più le situazioni di disagio di cui le bambine centrafricane sono vittime e che hanno bisogno di un aiuto. Da qui la richiesta di padre Beniamino di continuare a portare avanti il nostro progetto.

Vi ricordiamo che il contributo richiesto rimane di € 60,00 annuali. Contattateci!

Per i motivi che abbiamo già illustrato il progetto che avrà le stesse finalità e beneficiari si chiamerà “un Quaderno, una Penna, un Sorriso“. Per avvicinarci ancora di più a questa realtà per noi così lontana padre Beniamino ha voluto raccontarci la storia di Reine, una delle bambine beneficiarie del progetto.

Di seguito potete trovare una foto della bambina e il testo della lettera di Padre Beniamino.

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17 ottobre 2009 – Bouar, Repubblica Centrafricana

Anche questa mattina come spesso succede tra le sette e le sette e mezza, Reine (Regina) è passata qui alla missione a cercare l’acqua da portare a casa, prima di andare a scuola. Eh sì, a Bouar la condotta pubblica dell’acqua non esiste, e così quando piove sotto ogni tetto di paglia si vedono dei grossi catini per la raccolta dell’acqua, ma quando non piove diventa un problema.

Il pozzo della missione dà acqua abbastanza per diversa gente, così è meta di bambini e donne sopratutto, la mattina e la sera per l’approvvigionamento dell’acqua. Sarebbe interessante calcolare quanta acqua consuma una persona qui, tenuto conto che si deve portare tutta sulla testa. Ma la storia di Reine Eunice Nadane non è solo legata all’acqua da procurare ogni giorno, è legata anche alla sua famiglia: storia difficile.

Le chiedo della mamma, mi dice che è andata ai campi col fratellino più piccolo, mentre lei e i due più grandicelli vanno a scuola. Mi incuriosisce il suo modo di parlare: un fare quasi da grande, ma smascherato dall’innocenza della sua età. Le chiedo quanti anni ha: “Sono la terza di quattro fratellini e ho 8 anni”. “Frequento la seconda elementare. Il fratellino maggiore si chiama Nephtali, ha 11 anni e frequenta la quarta, mentre Jonathan ha 9 anni e frequenta la terza. Il più piccolo è Lambert, tre anni e sta con la mamma.”

“Il papà dov’è?” le chiedo. “Il papà è stato ucciso tre anni fa in un agguato dei banditi mentre tornava da un mercato”. Questa in breve la storia di Regina. La condivide con tanti altri bambini di Bouar, e lei ha la fortuna che la mamma ci tiene che frequenti la scuola, mentre altre situazioni, per mancanza di mezzi e anche per disinteresse, non hanno questa fortuna. Reine mi dice che le piace andare a scuola, ma il maestro chiede e spesso la manda a casa perche non ha l’occorrente. Quest’anno la mamma è riuscita a procurare una lavagnetta e un quaderno per ognuno, che si portano sotto braccio, ma il corredo per la scuola prevede quaderni, penne, se possibile una cartella, e soprattutto il contributo mensile per pagare gli insegnanti.

E poi a casa? Quando parte la mattina spesso non ha mangiato nulla, quando torna alle 13 non trova nulla da mangiare e si siede davanti a casa ad aspettare la mamma o cerca di ingannare la fame giocando con le amiche, o con un sorso di acqua.

Ho cercato di rendermi conto più da vicino di questa situazione e in seguito ad un censimento sono risultati oltre 700 i bambini sotto i 13 anni a cui manca padre o madre o addirittura entrambi.

Raduno due persone per ogni quartiere, sensibili alla situazione dei bambini, in tutto dodici, formiamo un gruppo di sostegno e ci denominiamo Caritas.

Insieme discutiamo per cercare come aiutarli optiamo per dare un sostegno alle famiglie adottive. Decidiamo di intervenire per il settore scuola, salute, e aiuto alle famiglie. Ognuno prende un pomeriggio alla settimana per dedicarsi ad alcuni di loro. Spesso sono nonne che si prendono cura di 4-5 nipotini e fanno quello che possono, altre volte sono cugini, zii o semplicemente fratelli o sorelle maggiori. Il nostro obbiettivo è riuscire ad aiutare 200 bambine e bambini orfani sostenendo le famiglie adottive o in grave difficoltà. Spero che voi, attraverso Jiango Be Africa, possiate continuare a sostenerci in questo progetto che è diventata una sfida ma anche un sogno per queste bambine, il cui futuro sarebbe compromesso.

P. Beniamino